Peggiorano le condizioni di salute di Elena Improta, la madre caregiver da 11 giorni in sciopero della fame per tutelare il diritto alla vita e al futuro del figlio ma anche della casa famiglia che ospita il progetto per il “dopo di noi” di Mario e di altri disabili accolti in quelle mura.
Uno sciopero destinato a proseguire dopo che oggi la clinica Villa Mafalda ha respinto ogni proposta di mediazione. Improta, dopo aver perso la causa contro la clinica romana dove partorì 34 anni fa, è stata condannata a pagare quasi 300mila euro di spese legali, ma mentre la compagnia Assicurazioni Allianz Spa e la AXA Assicurazioni, hanno deciso di rinunciare al recupero delle loro quote di spese processuali, la clinica Villa Mafalda non ha accolto nessuna delle richieste, rifiutando l’offerta di un terzo della cifra dovuta e limitandosi a proporre la rateizzazione dell’importo.
“Di fronte a questa ennesima chiusura – ha dichiarato Improta- sono costretta a proseguire lo sciopero della fame. Lo devo a mio figlio Mario, ma anche a tutte quelle famiglie che hanno portato avanti cause simili, perdendole ed essendo condannate, dopo anni, a pagare le spese”.
Oggi dopo 11 giorni di digiuno le condizioni di salute di Elena Improta stanno cominciando pericolosamente a peggiorare. “La paziente – ha detto la dottoressa Monica Paffetti che la sta seguendo dal punto di vista medico – attualmente ha la pressione sanguigna di 105 e 65 e 95 di saturazione di ossigeno. A causa dell’ipotensione e dell’astenia non riesce a stare in piedi e comincia a presentare segni di sofferenza dovuti alla disidratazione e alla mancanza di apporto nutritivo”.